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Martedì, 18 Ottobre 2016 17:28

La copertina

Iniziamo dalla parte tecnica: la copertina si divide in cinque parti:

la prima: il fronte principale

la seconda: l’aletta adiacente

la terza: l’aletta opposta

la quarta: il retro del libro, alla cui sinistra vi è la terza

il dorso: tra la prima e la quarta, dove vi è scritto il titolo trasversalmente.

 

Le alette

Il primo punto di discussione sono le alette. Esse hanno la funzione di inserire delle informazioni ulteriori, che non vogliamo mettere in primo piano, ma che vogliamo comunque evidenziare. La maniera migliore è di disporle non nel libro, non sulla copertina e sul retro, ma tra una e l’altra: sulle alette.

In genere le informazioni che si inseriscono sono la sinossi dell’opera, sulla seconda, e la biografia dell’autore, sulla terza. A scelta dell’autore, è possibile inserire delle recensioni pubblicate su dei quotidiani o delle frasi scelte dal libro. È uno spazio che è un peccato non utilizzare; il nostro consiglio, quindi, è di riempirle e di non lasciarle mai vuote. Se le dovete lasciare vuote, tanto vale che le eliminiate.

Non è una provocazione, ma è un consiglio serio, in quanto le alette hanno un costo significativo nella stampa; il loro prezzo varia dai 30 centesimi a un euro, a seconda delle tipografie. Sono poche quelle che lo includono direttamente nel preventivo, a seconda che decidiate di realizzarle oppure no.

Esse hanno la dimensione cha varia da metà a un terzo della pagina, quindi può anche fungere da segnalibro, sebbene sia scomodo in quanto, una volta aperto il libro, le alette tendono a seguire la copertina e a lasciare scappare le pagine.

Per realizzare le alette, la copertina deve essere morbida, ovvero di un cartoncino più spesso delle pagine, ma comunque pieghevole. Se si pretende una copertina cartonata, ovvero rigida, le alette devono essere realizzate apponendo una copertina aggiuntiva, tecnicamente una sovracoperta, molto meno spessa della prima, che ha il ruolo di avvolgere il libro ed evitare di sciuparlo e, nello stesso tempo, di creare le alette.

 

La sovracoperta

È un’invenzione utile, se l’intento è di proteggere la copertina dai graffi. È realizzata con una carta di grammatura media, che va dai 150 ai 200 grammi.

Come si spiegava prima, ha la funzione di creare le alette in presenza di una copertina cartonata, ma può benissimo essere posta anche su un libro a copertina morbida. Nulla vieta di vendere un libro con doppia copertina. Può essere visto come un segno di eleganza.

 

Copertina morbida

È l’ideale quando il progetto editoriale prevede un basso investimento sul libro, come nel caso del self publishing, quindi di un prezzo al pubblico accessibile. La differenza tra una cartonata è di una morbida può superare i due euro, soldi che devono andare ad aggiungersi al prezzo al pubblico.

 

Copertina cartonata

Nel momento in cui si decide di realizzare un progetto ambizioso, come un book fotografico, la copertina cartonata è pressoché essenziale. Conferisce quel tocco di prestigio che la morbida non dona.

 
Pubblicato in Stampa
Martedì, 18 Ottobre 2016 17:27

La Carta

Per capire su che tipo di carta indirizzarci bisogna innanzi tutto sapere se il libro che si andrà a stampare prevede delle immagini a colori oppure no. Un’immagine, essendo la sovrapposizione di più livelli di inchiostro, necessita una carta più resistente e che consenta una maggiore definizione, quindi che non sia porosa e non dia l’opportunità all’inchiostro di sgranarsi. Il libro in bianco e nero Il primo caso da analizzare è la stampa in bianco e nero, quindi prevalentemente solo di testo. Si dice prevalentemente perché possono anche essere presenti alcune immagini, sebbene esse verranno stampate in scala di grigio, oppure a colori, ma rispettando la qualità della stampa in bianco e nero. Il classico foglio di stampa è il cosiddetto “uso mano”, nelle varianti bianco e avorio. Tale termine indica un tipo di carta al naturale, sul quale non è stata aggiunta nessuna patinatura, che è quindi il perfetto punto di incontro tra un prodotto economico e uno di qualità. Per i romanzi e i saggi si usa solitamente la carta color avorio, un bianco leggermente, ma molto leggermente, tendente al giallo, capace di conferire un tocco di eleganza; per i libri moderni, ad esempio un testo scolastico o un saggio lungo, si da la precedenza al bianco. L’unità di misura della carta da stampa è la grammatura, che indica il peso di un metro quadro del foglio specifico. Per la stampa con solo nero si usa, generalmente, una grammatura bassa, che si aggira attorno agli 80 (80 grammi al metro quadro). Un tipo di carta ancora più conveniente, quindi usata in prevalenza nei libri a carattere economico, è la 70. Un testo raffinato, che vuole raggiungere uno standard alto, può utilizzare la grammatura 90 e addirittura la 100. Come si può immaginare, più è alta la grammatura e più aumenta il prezzo, quindi la scelta dell’editore, e nel caso del self publishing dell’autore, deve essere indirizzata sul tipo di opera che si vuole realizzare: se di qualità, oppure a buon mercato. Il libro a colori Il secondo caso è che si stampi un libro a colori, nel quale il ruolo delle immagini è prevalente rispetto a quello del testo. Esempi del genere sono i libri di architettura, i cataloghi, le raccolte fotografiche e i fumetti. Per stampare a colori, dicevamo all’inizio, è necessaria una carta più spessa, quindi avente una grammatura più alta. Si parte, pertanto, da una base di 150. Una stampa con una grammatura inferiore ad essa risulta non adatta agli standard di qualità che ci si prefigge. Prima dicevamo che più sale la grammatura e più aumenta il prezzo, ma va sottolineato che aumenta anche il pregio del libro, un elemento fondamentale per un progetto fotografico. Il massimo al quale si può arrivare, esteticamente parlando, è la carta 200, in casi eccezionali la 250, ma già si sta eccedendo con il rapporto qualità-prezzo. Il secondo aspetto da prendere in considerazione per la stampa a colori è la dose di lucentezza e di brillantezza necessaria alla carta per conferire alle immagini la migliore qualità. Perché ciò accada, è necessario l’utilizzo di un foglio patinato, più liscio e meno poroso, capace di conferire all’immagine una precisione maggiore. Il foglio patinato può essere lucido o opaco, a seconda della preferenza dell’editore o dell’autore. Il lucido regala una lucentezza maggiore alle fotografie, ma al contempo dona anche un riflesso antipatico in presenza di un ambiente molto luminoso. L’opaco, invece, garantisce un effetto antiriflesso, ma automaticamente viene meno una dose di brillantezza. La regola della proporzione Esiste una regola latente nel mondo tipografico, che riguarda una proporzione tra grammatura e numero di pagine stampate. È tutto sommato una buona regola, che tende a conservare la giusta proporzione tra le tre dimensioni del libro: altezza, larghezza e soprattutto profondità. Immaginiamo di dover creare un libro di mille pagine, con una grammatura 300: esso tenderà ad essere più profondo che largo, il che ci porta a prendere in considerazione la riduzione della grammatura. Allo stesso modo, se immaginassimo un libro di appena 50 pagine con grammatura 70, esso apparirà minuscolo, quindi ridicolo; assomiglierà ad un pamphlet più che a un vero libro. Aumentando, invece, la grammatura e quindi lo spessore delle pagine, esso acquisirà più volume, con un risultato finale più gradevole. La regola in questione, quindi, prevede che maggiore sia il numero di pagine di un testo, minore sia la grammatura e viceversa; tenuto sempre conto della differenza che sia stampato in bianco e nero o a colori. In conclusione, un libro in bianco e nero parte da una base di 70 (la più usata e la più economica) per poi passare alla 80, alla 90 e in caso di volumi piccoli arriva a 100. Uno a colori parte da una base di 150, passando per la 170 e la 200; in caso di opere di alto prestigio o di pochissime pagine si utilizza anche la 250. Questi sono i caratteri generali riguardanti la carta; non sono regole infrangibili, ma solo estetiche, che ognuno può condividerle e seguirle, oppure non approvarle e variarle. 
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